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Kamchatka, Vladivostok, Yakuzia: al via la nuova avventura siberiana di Adalberto Buzzin

Il 24 dicembre, Adalberto Buzzin partirà per una nuova avventura verso la gelida Kamchatka e poi lungo il fiume ghaggiato Lena. Un mese in Siberia a 30 gradi sottozero dove Adalberto andrà alla ricerca dei popoli autoctoni della tundra e non solo.

adalberto buzzin kamchatka

Nel giorno della vigilia di Natale, Adalberto Buzzin partirà per il suo nuovo viaggio che lo porterà nella gelida ed affascinante Kamchatka, l'estremo oriente russo chiamato "la terra del ghiaccio e del fuoco", e poi lo vedrà percorrere in auto, insieme all'amico Andrei, la superficie ghiacciata del fiume Lena, uno dei maggiori corsi d'acqua (in quel periodo di acqua non ce ne sarà molta, perchè sarà quasi interamente ghiacciato) siberiani.

Kamchatka, Vladivostok, Yakuzia. Posti leggendari e luoghi da toccare con mano saranno i protagonisti della prossima avventura dell’esploratore cormonese Adalberto Buzzin, 65 anni e una vita di viaggi nelle zone più remote della terra, dall’Africa al suo amore più grande, la Siberia

Attraverso la Russia più desolata e innevata, Adalberto partirà in direzione Yakuzia, uno dei luoghi più inospitali della Terra (grande dieci volte l’Italia, ci vive meno di un milione di persone), dove andrà alla ricerca dei popoli autoctoni che vivono nella tundra più profonda, in mezzo a centinaia di chilometri di nulla assoluto dal colore bianco.

adalberto buzzin kamchatka

Prima di arrivarci, però, Buzzin svolgerà altre due tappe molto suggestive: la Kamchatka, “terra di fuoco e ghiacci, dove i vulcani si mescolano alla neve” come la descrive lo stesso Buzzin, e Vladivostok, sul mar del Giappone oltre la Cina, ultimo avamposto di grandi dimensioni prima delle distese della Yakuzia.

 

Da qui infatti l’esploratore cormonese si muoverà prima in treno e poi con un fuoristrada per andare a raggiungere il punto più lontano del suo viaggio. “Il freddo mi chiama – racconta Adalberto – devo ritornare nell’estremo oriente russo. Ci andrò perché, a parte la bellezza della natura, c’è sempre una novità ogni giorno che forse in altri Paesi non trovi: basta un Buràn, la loro tempesta di neve, per farti stare chiuso in una piccola isba anche per 24 ore. Una sosta in un piccolo villaggio può trasformarsi in un’eterna amicizia con un siberiano, che apre la porta di casa sua per darti riposo e consigli: è la grande ospitalità russa”. Buzzin raggiungerà queste lande affascinanti raggiungendo Petropavlovsk, in Kamchatka, direttamente con un volo da Mosca. “Questa terra – prosegue, lunga circa mille chilometri, è una delle più belle della Russia. Ci sono 200 vulcani, acque cristalline, natura incontaminata e avrò bisogno di un 4x4 per visitare la natura superba e inospitale assieme ad una persona del posto. La natura infatti non perdona: aggiungendo il freddo e il ghiaccio del mese di gennaio, il mix sarà micidiale, ma nello stesso tempo interessante ed emozionante”.

 

Dalla Kamchatka Buzzin raggiungerà Vladivostok con un traghetto. Non sarà la prima volta nella cosiddetta Signora dell’Est, come viene soprannominata la città: Buzzin ci arrivò infatti partendo da Gorizia nel 1999, esattamente vent’anni fa, dopo 45 giorni di viaggio su una Renault Kangoo in pieno inverno, un’esperienza indimenticabile. Una volta là, l’obiettivo sarà raggiungere i luoghi dove vivono gli Evenki, pastori nomadi, e Nerjungri, “dove si trova una delle più grandi miniere del mondo a cielo aperto: sarà una visita molto interessante”.

adalberto buzzin kamchatka

Il must del viaggio sarà quando prenderò una deviazione per il fiume Lena

“Il must del viaggio – confida Adalberto Buzzi -  sarà quando prenderò una deviazione per il fiume Lena, completamente ghiacciato, da studiare a tavolino sul posto quando tagliare la pista per raggiungere il fiume e poi correre per qualche giorno, solo con la luce - altrimenti diventa rischioso – sulla superficie ghiacciata fiume, dove – dicono - ci sono villaggi completamente abbandonati ma vivi: si tratta di pastori, di avventurieri, di nomadi, sarà bello ascoltare le loro storie, vivono vicino alle sponde. Non sarà facile trovarli, ma di giorno si vedranno in lontananza i fumi della Pechka (stufa), quindi qualcuno ci sarà, comunque questo è da vedere sul posto. La Siberia offre mille sfumature, storie e leggende, ma bisogna, assolutamente confidare in lei, quello che studio a tavolino potrebbe essere stravolto lunga la strada, è già capitato, perché basta un piccolo problema e a -50° / -55° non si scherza, si deve viaggiare con la massima calma e fare attenzione al tuo fisico, che deve rispondere al 101% anche perchè devi essere autosufficiente e saperti regolare sugli sforzi, sei in mezzo al fiume o in mezzo al nulla con 5 ore di luce al giorno. il resto è avventura.”

adalberto buzzin kamchatka

Adalberto "il Siberiano" Buzzin

"Quanti anni hai? Il problema non è quanti anni ho, ma quanti chilometri ho percorso

Il viaggio lo devi sentire dentro, non puoi costruirlo con i racconti degli amici, devi partire, devi vivere sulla strada, per saper raccogliere tutti i momenti che ti offre; regalati un sorriso e parti." Adalberto Buzzin

adalberto buzzin kamchatka
Adalberto Buzzin

Fin dall’età di 18 anni la sua passione per i viaggi, l’avventura e la scoperta lo hanno fatto girare per il mondo. Ha cercato di migliorare viaggio dopo viaggio, emozione dopo emozione, con cammini alternativi ed insoliti ma che hanno uno sfondo di cultura, tradizione e storia. Famosi sono le sue spedizioni in Renault4, 900.000 km, tra Europa, Asia, Africa e Medio-Oriente, le sue attraversate in autostop in Africa Nera e Sahara. Ha organizzato viaggi a tiratura internazionale come la Udine-Vladivostok in invernale con macchine di serie, la Venezia-Tokyo, 65 giorni di viaggio e 17000 km di emozioni, Islanda in invernale. Di tutti questi viaggi ci ricorda un aneddoto molto particolare: “in un villaggio siberiano dimenticato anche da Dio, scatto una foto ad una babusca, nonna, la quale sorridendo ci invita a bere un tè e al lasciarci mi dice: "Molta gente pensa a mettere i soldi in banca. Io sono contenta di mettere i ricordi nel cuore." Ho tremato dentro…” oppure un "avventuriero" incontra una bella ragazza la quale gli domanda: "Quanti anni hai?" Ed egli gli risponde: "Il problema non è quanti anni ho, ma quanti chilometri ho percorso........"

 

L’ideatore e il principale organizzatore delle sue spedizioni è Adalberto stesso, detto Ada, nato nel 1954 a Cormons (Gorizia), assicuratore per professione ma viaggiatore per vocazione con la passione per la fotografia. Ha al suo attivo l’organizzazione e la realizzazione di molti "raid" in automobile, fra i quali possiamo ricordare, solo per citare i più recenti:  Transafricana, Cuba, Libia, Albania e Moldavia,     Islanda in inverno ,Siberia occidentale alla ricerca di Rasputin, da Venezia a Tokyo in macchina (con 2 Renault Kangoo) Transnistria e Gagauzia e da ultimo in Yakuzia (Siberia nord-orientale) a bordo di una. Durante i suoi viaggi, Adalberto è solito realizzare reportage fotografici e documentari, spesso pubblicati su riviste specializzate di settore.

 

Buzzin è uno dei pochi “specialisti” di viaggi in Siberia, in russo terra addormentata, dalla quale è rimasto ammagliato ed affascinato. La Siberia è un continente, un nuovo mondo, montagne, fiumi, laghi e genti sconosciute. “Nel disegnare i suoi percorsi sulla cartina ho provato la sensazione di varcare un confine impossibile, anche perché per anni abbiamo guardato alla Siberia frettolosamente senza mai soffermarci nei dettagli di nomi, regioni, stati. La gente conosce la famosa Transiberiana che partendo da Mosca dopo nove giorni raggiunge Vladivostok, oggi ci si apre un confine immenso, un territorio affascinante che va dagli Stati Uniti al Mar del Giappone, dal Circolo Polare Artico ai confini con la Mongolia, un territorio immenso compreso tra le steppe siberiane e le catene montuose che fanno da confine con l’Afghanistan, il Pakistan, la Mongolia, la Cina. Una regione dove la realtà e le leggende si confondono, dove il viaggiatore più esperto assapora momenti e sensazioni in altri luoghi irripetibili, dove la storia è padrona e la Siberia ti avvolge nel suo misticismo e ti protegge con le sue Isbe, i suoi abitanti, le sue leggende e i suoi villaggi sperduti, lontani ma vivi, veri, forti. In Siberia non puoi ragionare o fare programmi, ma solo confidare in lei…”

 

Adalberto intende il viaggio non come semplice occasione di vacanza e turismo, ma come luogo e momento di conoscenza e maturazione, anche interiore, attraverso il contatto con culture, popoli e realtà diverse dalle nostre, ma non per questo meno degne di considerazione. Ma leggiamo le sue parole su questo interessante argomento: “ ... il viaggio? Dall'età di 18 anni è stata sempre la mia grande passione, leggevo i classici: Marco Polo, Colombo, poi Lino Pellegrini, con cui ho avuto la fortuna di viaggiare, Nino Cirni, il padre dei raids, Giuliano Giongo, poco conosciuto, ha vinto il Camel Trophy nel '82 e ha fatto imprese impossibili. Crescevo con loro, ma intanto macinavo km su km, con la mia piccola R4, compresa una dakar, ma erano altri tempi, forse più veri ..., poi sono passato all'autostop, Africa, Europa, Asia, e così, anno dopo anno, km dopo km, la mia esperienza, cultura, padronanza di me stesso, aumentava sempre di più. Compio delle piccole imprese leggendarie: attraversamento della Siberia in invernale con delle Kangoo di serie, poi vado in Islanda i invernale, seguo le orme di Marco Polo fino in Giappone, cerco e trovo il pro-nipote di Rasputin, attraverso la Siberia 8 volte, respiro l'aria della Mongolia, tocco Magadan, la porta dell'inferno, un viaggio che ti riempie la vita e ti svuota fisicamente ...., ma l'emozione è indescrivibile!! Visito, l'Asia, l'Africa, il Medio Oriente, il Caucaso, l'America centrale, la Cina, ecc. ecc. ma il cuore resta in quel maledetto pezzo di terra- ghiacciata che si chiama Siberia - non puoi programmare, devi solo confidare in Lei - scriveva un poeta russo, mai frase fu così azzeccata. il viaggio? Il viaggio lo devi sentire dentro, non puoi costruirlo con i racconti degli amici, devi partire, devi vivere sulla strada, per saper raccogliere tutti i momenti che ti offre; regalati un sorriso e parti, troverai sempre qualcosa, anche se sbagli pista, impari sempre qualcosa. Mi chiedono la differenza tra viaggiatori e vacanzieri…??... non ci sono parole, siamo su due pianeti distanti anni luce, ma questa sarebbe una diatriba che magari tocca la polemica, meglio viaggiare, scusate, meglio sorvolare. La mia filosofia è sempre stata quella di partire per arrivare a destinazione, ma lungo il percorso raccolgo tutto, cambio idee, cambio strada, perché qualcuno del posto mi dice che è meglio arrivare a nord piuttosto che a sud, ho sempre trovato sorprese meravigliose, seguendo i consigli dei locali; poi arrivo alla meta e non mi volto indietro, ma guardo ancora quello che mi manca, quello che vorrei toccare per poi raccontare: I ricordi? In età più matura, quando certe forze e certe voglie si addormentano ..., ma penso e spero che questa maturità arrivi il più tardi possibile, vi posso dire che quello che pensavo a 18 anni lo penso tutt'ora anche se qualche lustro è passato, però vissuto…”

Il freddo? E’ il calore dei miei pensieri!

Adalberto Buzzin, esperto viaggiatore e profondo conoscitore della Siberia ci fornirà utili consigli per affrontare al meglio un viaggio nei luoghi freddi.

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Adalberto Buzzin in una delle sue precedenti spedizioni in Siberia

Come viaggiare nel freddo? Dopo il caldo sahariano e il caldo umido del sud-est asiatico, mi sono innamorato del freddo siberiano. Perchè? Difficile dirlo, forse perché a volte mi sembra di sentire il rumore del freddo cristallino. Vi trovo un'armonia unica. Il cielo di notte dipinge la pista, la sigaretta brucia i guanti, lo sguardo è sempre su quella collina che al tramonto si tinge di rosa. Intorno a me c'è un silenzio strano, si sente il ghiaccio salire se rimani fermo, devi correre dentro un'isba, casetta russa in legno, dove una pecka, stufa, ti riscalda le ossa. Si parla di -50°!

 

Come prepararsi per un esperienza del genere? Consiglio una visita medica, almeno cuore e pressione. Per i diabetici, sarebbe un problema non da poco; si ghiaccia tutto, come farsi l'insulina se non si trova per la sera un posto caldo? E’ fondamentale vestirsi a cipolla;  è un metodo che funziona. I vestiti tecnici europei funzionano bene anche se è un cappotto siberiano e un paio di valenki (stivali in feltro) valgono più di 100 marche. Un siberiano, sapendo che mi dirigevo nella zona di Magadan, dove le temperature di notte scendono parecchio, mi consigliava su come affrontare le temperature estreme: respirare piano, se respiri in maniera agitata rischi che ti si congela tutto all'interno. Camminare sempre con il solito ritmo, non fermarsi, il freddo sale dai piedi e ti blocca. Non bere Vodka, allarga i capillari e quindi hai molto più freddo, anche se all'inizio sembra il contrario. Mangiare lardo o cibi molto pesanti e ricchi di calorie. Mi è successo una volta, scendendo dalla macchina per fare una foto, senza il copricapo, che una volta risalito in macchina, dopo circa 30 minuti, tremavo. Io non ho mai febbre, ma quella volta scottavo e scottavo  parecchio. Un mio amico medico mi aveva dato un antibiotico che faceva miracoli, finalmente trovo un villaggio, mi fermo, busso alla casa e chiedo acqua per mandare giù il pillolone, dato che in macchina era tutto ghiacciato. La babuska, nonna, mi guarda e mi dice di sedermi; prende una Vodka, la scalda, aggiunge del pepe nero e mi ordina di bere. Rimango allibito, sono le 10.00 del mattino di un giorno dimenticato; insiste, accetto e bevo. Ringrazio e la nonnina mi dice che queste sono le vere medicine siberiane, anche perchè non hanno altro. Sarà stata la Vodka, sarà stato che il mio fisico ha reagito bene, sarà stato il fattore psicologico ma dopo 20 minuti ero in piena forma!

 

Alla faccia del consiglio medico di non bere alcolici. Oppure, in un’altra occasione, volevo fare una foto notturna, c'era una luce magica, ma dopo un minuto che ero all'esterno, gli occhi si erano ghiacciati e la macchina fotografica si era bloccata. E’ fondamentale cercare di non esagerare e non chiedere troppo al proprio fisico. Ho visto gente in maniche corte a -45°; forse sono abituati o forse sono pazzi. Il freddo siberiano ti piega, ti stanca, ti esalta. Per quanto riguarda la vettura, direi che sono fondamentali le gomme chiodate fatte con una mescola giapponese, altrimenti si disintegrano. Sono indispensabili i vetri doppi anteriori con intercapedine, altrimenti il vetro potrebbe diventare tutto bianco a causa del freddo e basta toccarlo per romperlo. Sarebbe un guaio terribile, impossibile proseguire il viaggio senza vetro. Installare manicotti, guarnizioni speciali e utilizzare olio artico tipo 0 che non si ghiaccia, si trova facilmente in Siberia come, inutile dirlo, usare il diesel artico ed infine controllare i livelli ogni giorno. Consiglio di trattare la vostra macchina come se fosse una bella donna; basta una piccola foratura per perdere almeno 2 ore in quanto è tutto ghiacciato, il freddo è intenso e i movimenti vanno fatti molto lentamente oppure si rischia grosso facendo uno sforzo eccessivo. Se proprio si deve lavorare all’esterno, riposarsi ogni tanto e poi continuare oppure, darsi il cambio con il proprio compagno di viaggio. Non toccare parti metalliche senza guanti; è peggio che scottarsi con il fuoco vivo!  Purtroppo ho provato sulla mia pelle questa brutta esperienza!

 

E’ indispensabile il Webasto, scalda la macchina anche di notte, ma ogni 30 minuti bisogna controllare che non si spenga; se capitasse, l'indomani mattina il vostro veicolo non ripartirà più e allora bisogna trovare una stalla calda oppure accendere un fuoco per scaldare la coppa. Più di qualche volta mi è capitato di tenere la Uaz accesa tuta la notte, causa rottura del Webasto. Il riscaldatore consuma 3 litri di carburante a notte ed è indispensabile. Bisogna guidare in maniera dolce; le piste sono un tole-ondulèe ghiacciato. Inutile frenare, si rischia di uscire fuori strada e a quelle latitudini non trovi altri mezzi che ti possano aiutare; forse passa un camion dopo 2 giorni. A me è capitato di fare 5 giorni di pista ... unica persona vista? Un cacciatore di volpi, sparito subito nel nulla. Nei tornanti ghiacciati usare solo il  freno motore e non toccare mai il freno, anzi il freno non esiste proprio; quindi sempre all'occhio, non siamo sulla nostra A4! Rallentare sempre la velocità quando si è in prossimità della meta, ci si rilassa mentalmente e la cosa potrebbe essere fatale. La voglia di arrivare, il desiderio di mangiare e la voglia di riposarsi possono aspettare… meglio un ora più tardi che avere un incidente. Di notte è meglio non viaggiare. Logico, mi è capitato parecchie volte, ma se di giorno sei su 50-60 km/h, di notte si fanno la metà dei chilometri, con molta fatica e sforzo perchè si vede male a causa del vetro che non è mai pulito. Il “gioco” tra neve e cielo stellato ti confondono, tutto questo è un mix pericoloso; vedi poco e male. In Siberia, le temperature di notte scendo moltissimo, dormire in macchina non è il massimo. Ho provato anche questa esperienza e non la consiglio a nessuno; possono farlo i camionisti con i loro Kamaz 6x6, ma è gente abituata al freddo e a tutte le difficoltà della Taiga e della Tundra.

 

Logicamente queste per me sono cose belle, emozioni vere perchè le panoramiche, le piste senza traffico, i villaggi colorati ma sepolti dal ghiaccio ti fanno vibrare dentro, ti danno delle scosse che devi viverle, non puoi spiegarle in due righe. L'accoglienza della gente… le porte si aprono subito al viaggiatore intrepido, un tè caldo, qualche fetta di lardo, qualche sorriso e poi di nuovo su quella maledetta pista bianca, carica di ghiaccio e di emozioni. Emozioni vere e ripeto vere.

Kak daoga? Com'è la strada? Chiedevo sempre ai viandanti e la risposta era sempre: brutta, sporca di ghiaccio e di fatica. Per questo, per me, bella e vera!